Quando si usa l’apostrofo

L’apostrofo si usa in due situazioni: per l’elisione e per il troncamento.

Elisione: si verifica quando l’ultima vocale di una parola scompare perché la parola successiva inizia con una vocale.

Troncamento: si ha quando una vocale o una sillaba finale cade senza considerare la lettera con cui inizia la parola successiva. Alcuni casi di troncamento richiedono l’apostrofo.

I casi in cui l’apostrofo è obbligatorio

  • Articoli determinativi:
  • l’amico, l’albero, l’orso, l’edera, l’uva, l’altro giorno, l’incredibile storia.
  • Articolo indeterminativo femminile:
  • un’amica, un’anatra, un’altra sera, un’improbabile magia.
  • Anche per parole composte: nessun’amica, alcun’altra.
  • Articolo partitivo singolare:
  • nell’isola, sull’albero, all’alba, dell’ambiente, dall’ecografia.
  • Aggettivi bello e quello:
  • bell’uomo, quell’altro.
  • La parola santo con nomi che iniziano per vocale:
  • Sant’Antonio, Sant’Anna, Sant’Agostino.
  • Particella ci con forme del verbo essere che iniziano con -e:
  • c’è, c’erano, c’eravamo.
  • Alcune espressioni:
  • d’ora in avanti, d’altronde, d’altra parte, d’epoca, d’accordo, tutt’altro, sott’occhio, senz’altro, mezz’ora, tutt’e due, a quattr’occhi.

I casi in cui l’apostrofo non si usa

  • Dopo la preposizione da:
  • vengo da Ancona, pizza da asporto, pianta da appartamento.
  • Fanno eccezione le espressioni come d’ora in avanti.
  • Con la particella ci, tranne nei casi con il verbo essere:
  • ci andiamo, ci esce, ci uniamo.
  • Con i pronomi li e le:
  • li odio, le aiuta, li evitiamo.
  • Quando la parola successiva inizia con una i seguita da un’altra vocale:
  • la i non è una vocale in questo caso, ma una semiconsonante.
  • Esempi: la iuta, la iena, lo Ionio, lo iodio.

I casi in cui l’apostrofo è facoltativo

  • Con la preposizione di:
  • di amore/d’amore, di argento/d’argento, d’oro/di oro.
  • Con alcuni aggettivi:
  • bella idea/bell’idea, grande uomo/grand’uomo, povero uomo/pover’uomo.
  • Con l’aggettivo dimostrativo questo:
  • questo anno/quest’anno, questa estate/quest’estate.
  • Con i pronomi lo e la:
  • lo ammetto/l’ammetto, la invitiamo/l’invitiamo.
  • Con le particelle mi, ti, ne, si:
  • mi ha detto/m’ha detto, ce ne era/ce n’era, ti afferro/t’afferro, si ammala/s’ammala.

Casi in cui il troncamento richiede l’apostrofo

  • Con la seconda persona singolare dell’imperativo dei verbi dare, fare, stare, andare, dire:
  • dai fiato/da’ fiato, fai i compiti/fa’ i compiti, stai buono/sta’ buono, vai con lei/va’ con lei, dici la tua/di’ la tua.
  • Alcune parole molto usate:
  • un poco di pane/un po’ di pane, a modo di esempio/a mo’ d’esempio.

Le Varie Forme di Mafia in Italia (B1)

L’Italia è spesso vista come un paese con organizzazioni criminali chiamate “mafie”. Queste mafie hanno una lunga storia e hanno influenzato la società italiana per molti anni, portando a problemi di criminalità, corruzione e violenza.

1. La Mafia Siciliana (Cosa Nostra)

Cosa Nostra è la mafia più famosa in Italia. È originaria della Sicilia e ha una struttura molto rigida, dove le persone devono essere fedeli e obbedienti ai capi. Cosa Nostra è coinvolta in molti crimini, come estorsione, traffico di droga, omicidi e corruzione nella politica e nell’economia.

2. La Camorra

La Camorra opera principalmente in Campania, specialmente a Napoli. È nota per il traffico di droga, il riciclaggio di denaro e l’estorsione. La Camorra ha molti clan che lavorano in modo indipendente, e spesso ci sono conflitti violenti tra di loro.

3. ‘Ndrangheta

La ‘Ndrangheta viene dalla Calabria ed è considerata la mafia più potente in Italia. Si occupa soprattutto del traffico di droga, in particolare della cocaina che arriva dall’America Latina. È molto segreta e riesce a infiltrarsi nelle istituzioni pubbliche e nell’economia, guadagnando molti soldi con attività illegali.

4. La Sacra Corona Unita

La Sacra Corona Unita (SCU) è originaria della Puglia, ma si è diffusa anche in altre regioni. Inizialmente si occupava di contrabbando di sigarette, ma poi ha ampliato le sue attività al traffico di droga, estorsione e corruzione. Anche se era vista come una mafia minore, la SCU ha guadagnato potere negli anni.

5. Altre forme di mafia

Oltre alle quattro mafie principali, ci sono anche altre organizzazioni in Italia, come la Stidda in Sicilia orientale e altre più piccole in diverse regioni. Anche se queste mafie sono meno conosciute, causano comunque problemi di criminalità e corruzione nelle aree in cui operano.

Il pane in Italia: molto più di un semplice alimento (B1)

Il pane è un elemento fondamentale della cultura e della cucina italiana. Non è solo un cibo, ma un simbolo di convivialità, tradizione e identità.

Il pane ha una storia antichissima in Italia, che risale addirittura ai tempi degli antichi Romani. Nel corso dei secoli, il pane è diventato un alimento base della dieta italiana, presente in ogni pasto e occasione.

In Italia, il pane non manca mai a tavola. Viene spesso servito prima del pasto, per accompagnare antipasti o formaggi. Durante il pasto, è utilizzato per “fare la scarpetta”, ovvero raccogliere il sugo o l’olio rimasto nel piatto.

Esistono tantissime varietà di pane, diverse per forma, dimensione, ingredienti e provenienza. Ogni regione ha le sue specialità, spesso legate a tradizioni locali. 

Il pane nella cultura

Il pane è profondamente radicato nella cultura italiana. Molti proverbi e modi di dire lo testimoniano, come “essere buono come il pane”, “non avere pane per i denti” o “rendere pan per focaccia”.

Per gli italiani, il pane ha un valore che va oltre l’aspetto puramente alimentare. È un simbolo di famiglia, di condivisione e di ospitalità. Il pane rappresenta anche il lavoro nei campi, la fatica e la tradizione contadina.

Ancora oggi rimane un alimento importante nella dieta degli italiani, anche se i consumi sono cambiati nel tempo. Si preferiscono spesso pani artigianali, prodotti con farine locali e lievito madre, alla ricerca di sapori autentici e legati al territorio.

Nomi maschili e nomi femminili

In italiano, tutti i nomi (o sostantivi) sono maschili o femminili. Non è come in inglese, dove il genere corrisponde al sesso solo per persone e animali.

Per gli oggetti, le cose e i concetti astratti, non c’è una regola precisa. Ad esempio, “sera” è femminile, mentre “giorno” è maschile.

Come capire se un nome è maschile o femminile?

Per gli studenti stranieri, questa è una delle sfide più grandi. Purtroppo, non ci sono regole semplici e precise. A volte, l’unico modo è consultare il dizionario. Di solito, il dizionario scrive s.m. (sostantivo maschile) o s.f. (sostantivo femminile) accanto al nome.

Alcuni trucchi

Per fortuna, ci sono alcuni “trucchi” che possono aiutarti a indovinare il genere di un nome:

  1. Nomi che finiscono in -o: Quasi sempre maschili (es. libro, tavolo, albero).
    • Eccezioni: la mano, la foto, la moto, l’auto, la radio, la metro, la flebo.
  2. Nomi che finiscono in -a: Di solito femminili (es. casa, sedia, mela).
    • Ma attenzione! Ci sono molti nomi maschili che finiscono in -a, soprattutto quelli di origine greca (es. il programma, il problema, il sistema) e alcuni nomi di animali (es. il boa, il puma, il koala).
  3. Nomi che finiscono in -e: Possono essere sia maschili che femminili (es. il padre, la madre, la notte, il fiore, la chiave).

  • Maschili:
    • Nomi che finiscono in -ore (es. il dolore, il fiore, il dottore).
    • Nomi che finiscono in -ale, -ile, -one (es. il canale, il mobile, il leone).
  • Femminili:
    • Nomi che finiscono in -sione, -zione, -gione (es. la televisione, la situazione, la regione).
    • Nomi che finiscono in -i (es. la crisi, l’analisi).

Nomi di persone e animali: maschile e femminile

Per persone e animali, di solito abbiamo una forma maschile e una femminile del nome:

  • Femminile in -a: amico – amica, gatto – gatta
  • Femminile in -essa: avvocato – avvocatessa, leone – leonessa
  • Femminile in -trice: direttore – direttrice, scrittore – scrittrice
  • Femminile diverso: uomo – donna, padre – madre, cane – cagna
  • Nomi invariabili: cantante, artista, psichiatra (la cantante, il cantante)

Nomi di animali con una sola forma

Molti nomi di animali hanno una sola forma, sia per il maschio che per la femmina (es. la giraffa, il delfino). In questi casi, per specificare il sesso, dobbiamo aggiungere “maschio” o “femmina” (es. la giraffa maschio, il delfino femmina).

Esercizi

https://wordwall.net/it-it/community/italiano/maschile-e-femminile

La pizza (B1)

Come si mangia la pizza?

In generale, in Italia si mangia la pizza con forchetta e coltello, sia in situazioni formali che informali. L’unica eccezione è la pizza al taglio, che si può mangiare con le mani.

Cosa fare e cosa non fare

  • Scegli con attenzione: quando leggi il menù, non scegliere sempre la stessa pizza. Prova le specialità della casa o le pizze con ingredienti tipici del posto.
  • Non cambiare troppo la pizza: le pizze sono state create dai pizzaioli con cura. Non aggiungere troppi ingredienti, perché potresti cambiare il sapore originale.
  • Inizia subito a mangiare: se sei a tavola con altre persone, inizia a mangiare la pizza appena arriva. Aspettare troppo potrebbe raffreddarla.
  • Non guardare la pizza degli altri: non fissare la pizza degli altri mentre mangiano, perché potrebbero sentirsi a disagio.
  • Rispetta le scelte degli altri: se qualcuno non vuole la pizza, non farlo sentire strano. Ognuno è libero di mangiare ciò che preferisce.
  • Prova il vino con la pizza: non bere solo birra con la pizza. Anche un buon vino può essere un ottimo accompagnamento.
  • Non condividere la pizza a spicchi: se vuoi assaggiare diversi tipi di pizza, ordina una pizza al metro o un tagliere misto.
  • Usa le posate (tranne che per la pizza al taglio): se non sei sicuro di come mangiare la pizza con le mani, usa sempre forchetta e coltello.
  • Non lasciare troppo cibo nel piatto: cerca di non lasciare avanzi di pizza, soprattutto la crosta.

Un po’ di storia della pizza

La pizza ha una storia molto antica. Già nel VI secolo a.C., in Persia, si mangiava una focaccia con formaggio e datteri. Anche nell’antica Grecia e a Roma esistevano cibi simili alla pizza.

La pizza come la conosciamo oggi è nata a Napoli nel XVI secolo. All’inizio era un cibo povero, ma poi è diventata famosa in tutto il mondo. La pizza Margherita, con pomodoro, mozzarella e basilico, è nata nel 1889 in onore della regina Margherita di Savoia.

La parola “pizza” potrebbe venire dal latino “pinsa” (schiacciare) o dal greco “pita” (focaccia).

Come si beve il caffè in Italia? (B1)

Bere il caffè in Italia è un vero e proprio rituale, un’arte di cortesia. Ci sono alcune regole da seguire per gustare al meglio questa bevanda così amata:

  • La tazzina: Si prende con pollice e indice, senza alzare il mignolo. Se il caffè è troppo caldo, non soffiare, aspetta che si raffreddi.
  • Mescolare: Il caffè si mescola con il cucchiaino (anche se non prendi lo zucchero) con un movimento dall’alto verso il basso, non in cerchio.
  • Cucchiaino: Non va mai messo in bocca, ma appoggiato sul piattino dopo aver mescolato.
  • Acqua: L’acqua si beve prima del caffè per pulire la bocca e apprezzare meglio l’aroma.

Quali miscele di caffè si usano in Italia?

Le miscele di caffè sono un mix di chicchi di diverse origini. In Italia, le miscele cambiano a seconda della regione:

  • Nord Italia: preferisce miscele più dolci e delicate, tipiche dei caffè dell’America Centrale (Messico, Guatemala, Costa Rica, Colombia).
  • Centro Italia: la miscela più diffusa è 80% Arabica e 20% Robusta, un caffè intenso e corposo con chicchi provenienti da Etiopia e India.
  • Sud Italia: la tradizione vuole un caffè molto forte, scuro e intenso, spesso con una maggiore percentuale di Robusta e una tostatura più forte.

Come preparare il caffè perfetto?

Moka

  1. Riempi la base con acqua fredda fino alla valvola.
  2. Metti il filtro e riempilo con caffè macinato per moka (senza pressare).
  3. Controlla che filtro e guarnizione siano a posto e avvita bene le due parti.
  4. Metti la moka sul fuoco basso.
  5. Togli la moka dal fuoco appena il caffè sale per un sapore migliore.
  6. Mescola il caffè e versalo nelle tazzine.
  7. Lava la moka con acqua calda e falla asciugare bene.

Caffè espresso

La preparazione dell’espresso è un’arte. Il barista deve macinare i chicchi al momento, pressare la polvere nel filtro ed estrarre il caffè alla temperatura, pressione e tempo giusti.

Napoletana

  1. Usa 5-6 grammi di caffè macinato per tazzina (macinatura media).
  2. Metti il caffè nel serbatoio bucherellato e avvita il filtro.
  3. Versa l’acqua nella parte inferiore senza superare il foro.
  4. Inserisci il serbatoio del caffè e avvita le due parti.
  5. Metti la napoletana sul fuoco (beccuccio in giù) e aspetta che l’acqua bolla.
  6. Quando esce vapore dal foro, togli la macchina dal fuoco e capovolgila.
  7. Attendi qualche minuto che l’acqua filtri il caffè.
  8. Servi il caffè e lava bene la napoletana.

10 consigli per bere il caffè come un italiano

  1. Latte solo al mattino: cappuccino e altre bevande con latte si bevono entro le 10 del mattino.
  2. Ordina semplicemente: non chiedere cose strane (frappuccini, caffè alla menta, ecc.).
  3. Non dire “espresso”: in Italia è ovvio che il caffè sia espresso.
  4. Caffè doppio: non è un’abitudine italiana, meglio prendere più caffè durante il giorno.
  5. Paga dopo aver bevuto: nei bar italiani si paga alla cassa dopo aver consumato (con delle eccezioni come in aeroporti e stazioni).
  6. Bevi in piedi: Il caffè si beve velocemente e al bancone (generalmente).
  7. Caldo ma non troppo: Il caffè è servito caldo (soprattutto al sud).
  8. Cosa puoi chiedere: Cappuccino, caffè macchiato, caffè corretto, ecc.
  9. Acqua: Bevi un bicchiere d’acqua prima del caffè.

Migliori marche di caffè in Italia

  • Illy
  • Borbone
  • Toraldo
  • Pellini
  • Lavazza
  • Vergnano
  • Segafredo

L’articolo

Grammatica

L’articolo è la parte variabile del discorso che precede sempre il sostantivo, con il quale concorda in genere e numero. L’articolo ha la funzione di fornire informazioni sul genere e sul numero di un nome, spesso definendone il significato.

articoli determinativi (il, lo, la, i, gli, le);

articoli indeterminativi (un, uno, una);

Gli articoli determinativi

Hanno la funzione di indicare persone, cose e animali ben precisi e definiti e presentano le seguenti forme:

singolare:

maschile: il, lo (si utilizza per i nomi maschili che cominciano per:  x, y, ps, pn, gn, s+consonante) o l’ (quando il nome comincia per vocale);

femminile: la o l’ (quando il nome comincia per vocale);

plurale:

maschile: i, gli (quando al singolare si usa lo);

femminile: le.

I casi in cui generalmente non si possono utilizzare gli articoli determinativi:

  1. negli elenchi;
  2. con i nomi di città e di piccole isole (fanno eccezione i luoghi che presentano un articolo come parte del nome come ad es. L’Aquila o Il Cairo);
  3. con i nomi comuni singolari che indicano parentela, se preceduti da un aggettivo possessivo (ad eccezione della terza persona plurale);
  4. con i nomi propri e con i cognomi.

Si può invece utilizzare l’articolo determinativo con:

  1. la maggior parte dei nomi geografici;
  2. nomi di parentela che sono diminutivi e nomi di parentela plurali;
  3. nomi che sono preceduti da un aggettivo possessivo seguito da un aggettivo qualificativo;
  4. nomi propri preceduti da un aggettivo o un nome comune;
  5. soprannomi;
  6. cognomi, quando indicano dei coniugi o un’intera famiglia.

Gli articoli indeterminativi

A differenza dei determinativi, gli articoli indeterminativi indicano persone, cose o animali dei quali non si determina o conosce l’identità. 

Vengono utilizzati in particolare quando:

  1. si parla di qualcuno o qualcosa menzionato per la prima volta e che verrà poi esaminato successivamente nel discorso;
  2. si vuole parlare di qualcuno o qualcosa in modo generico.

Gli articoli indeterminativi presentano soltanto la forma singolare e sono quindi:

maschile: un, uno.

femminile: una.

L’articolo “un” si utilizza per i nomi di tipo maschile singolare e nello specifico:

se il nome a cui si riferisce inizia per vocale (in questo caso un non si apostrofa mai!) 

se il nome a cui si riferisce inizia per consonante (ad eccezione dei nomi che iniziano per s + consonante o x, y, z, ps, pn, gn).

L’articolo indeterminativo “uno” invece si utilizza per i nomi maschili che cominciano per i + vocale o per consonante, x, y, ps, pn, gn.

L’articolo indeterminativo femminile “una” si usa con i nomi femminili e si apostrofa se il nome che precede inizia con vocale.

Per esercitarsi:

https://wordwall.net/it-it/community/italiano/articoli