Condizionale

Il condizionale è un modo verbale che si usa per esprimere:

  • Desideri o intenzioni: “Mi piacerebbe andare al cinema.”
  • Dubbi o incertezze: “Non saprei cosa fare.”
  • Richieste gentili: “Vorrei un caffè, per favore.”
  • Ipotesi o situazioni che dipendono da una condizione: “Se avessi tempo, verrei con te.”

Forme del Condizionale

Il condizionale ha due tempi:

  • Condizionale Presente (o Semplice): Si usa per esprimere azioni che potrebbero accadere nel presente o nel futuro, a condizione che qualcosa d’altro si verifichi.
    • Esempio: “Andrei al mare se non piovesse.”
  • Condizionale Passato (o Composto): Si usa per esprimere azioni che avrebbero potuto accadere nel passato, ma non sono successe.
    • Esempio: “Sarei andato al mare se non avesse piovuto.”

Come si forma

  • Condizionale Presente:
    • Si forma aggiungendo le seguenti desinenze al tema del verbo (che si ottiene togliendo le desinenze -are, -ere, -ire dall’infinito):
      • -arei
      • -aresti
      • -arebbe
      • -aremmo
      • -areste
      • -arebbero
    • esempio: parlerei, parleresti, parlerebbe…
  • Condizionale Passato:
    • Si forma con il condizionale presente degli ausiliari “avere” o “essere” + il participio passato del verbo.
    • esempio: avrei parlato, saresti andato.

Usi principali

  • Esprimere un desiderio:
    • “Vorrei tanto viaggiare in Italia.”
  • Fare una richiesta cortese:
    • “Potresti passarmi il sale, per favore?”
  • Esprimere un’ipotesi:
    • “Se avessi più tempo, imparerei un’altra lingua.”
  • Esprimere un dubbio o un’incertezza:
    • “Non saprei cosa scegliere.”
  • Nel periodo ipotetico:
    • Il condizionale è spesso usato nelle frasi ipotetiche, specialmente nel periodo ipotetico del secondo e terzo tipo.
      • Esempio: “Se studiassi di più, supererei l’esame.” (secondo tipo)
      • Esempio: “Se avessi studiato di più, avrei superato l’esame.” (terzo tipo)

Esercizi

https://wordwall.net/it-it/community/condizionale/esercizi

L’imperativo: per dare ordini e consigli

L’imperativo è un modo verbale che usiamo per:

  • dare ordini
  • dare consigli
  • fare richieste
  • dire cosa non fare (divieti)

Caratteristiche principali

  • Persone: Usiamo l’imperativo solo con “tu”, “noi” e “voi”.
  • Tempo: L’imperativo è sempre al presente.
  • Forma: Di solito, l’imperativo è come il presente indicativo, ma senza “tu”, “noi” o “voi”.

Esempi

  • Ordine: “Chiudi la porta!”
  • Consiglio: “Bevi acqua!”
  • Richiesta: “Passa il sale, per favore.”
  • Divieto: “Non toccare!”

Verbi speciali

Alcuni verbi sono irregolari:

  • Andare: “Va’!”, “Andate!”
  • Essere: “Sii!”, “Siate!”
  • Avere: “Abbi!”, “Abbiate!”

Pronomi

Se vuoi aggiungere “mi”, “ti”, “lo”, ecc., li attacchi al verbo:

  • “Dammi un bacio.”
  • “Guardatelo!”

Quando usarlo

Usiamo l’imperativo tutti i giorni:

  • A casa: “Pulisci la cucina!”
  • A scuola: “Apri il libro!”
  • Al lavoro: “Invia l’email!”
  • In pubblico: “Non fumare!”

Esercizi:

https://wordwall.net/it-it/community/italiano/imperativo

Le particelle “ci” e “ne”

In italiano, usiamo spesso due piccole parole: “ci” e “ne”. Queste parole sostituiscono altre parole o frasi, per rendere le frasi più brevi e naturali.

Dove si mettono “ci” e “ne”?

  • Di solito, si mettono prima del verbo:
    • Esempi: “ci vediamo”, “ne parlo”.
  • Con i verbi “volere”, “potere”, “dovere” (e simili), si possono attaccare alla fine del verbo all’infinito:
    • Esempi: “voglio andarci”, “devi crederci”.
  • Con i comandi (imperativo), si mettono alla fine del verbo:
    • Esempi: “credeteci”, “prendine”.

“Ci”: tanti significati

La parola “ci” può significare molte cose:

  • Noi: “Ci accompagnate?” (accompagnate noi?)
  • A noi: “Marco ci ha dato un regalo” (ha dato un regalo a noi).
  • Noi stessi: “Ci laviamo” (noi laviamo noi stessi).
  • In un luogo: “Ci sono stato” (sono stato in quel luogo).
  • A una cosa: “Ci tengo” (tengo a quella cosa).
  • Su una cosa: “Ci conto” (conto su quella cosa).
  • Con una persona: “Ci gioco” (gioco con quella persona).
  • Verbi speciali: “volerci” (essere necessario), “metterci” (impiegare tempo), “vederci” (vedere), “sentirci” (sentire). In questi casi, “ci” rinforza il significato.

“Ne”: significati principali

La parola “ne” si usa soprattutto per:

  • Una quantità: “Ne voglio due” (voglio due di quelle cose).
  • Da un luogo: “Me ne vado” (vado via da quel luogo).
  • Di una cosa: “Non ne so niente” (non so niente di quella cosa).

Il periodo ipotetico

In italiano, ci sono tre tipi di periodo ipotetico:

  • 1° tipo – periodo ipotetico della realtà
  • 2° tipo – periodo ipotetico della possibilità
  • 3° tipo – periodo ipotetico dell’impossibilità

Il periodo ipotetico di 1° tipo

Questo tipo di periodo ipotetico esprime un’ipotesi reale, che ha una conseguenza precisa. Si può costruire in quattro modi:

  1. presente indicativo + presente indicativo
    • esempio: se mangi troppo, ingrassi.
  2. presente indicativo + futuro indicativo
    • esempio: se piove, non andrò al cinema.
  3. futuro indicativo + futuro indicativo
    • esempio: se passerò l’esame, festeggerò con i miei amici.
  4. presente indicativo + imperativo
    • esempio: se vai a Berlino, portami un souvenir!

Il periodo ipotetico di 2° tipo

Questo tipo di periodo ipotetico esprime un’ipotesi possibile, qualcosa che può accadere ma anche no. Se accadesse, avrebbe una conseguenza. Si forma così:

  • congiuntivo imperfetto + condizionale presente
    • esempio: se fossi ricca, mi trasferirei a new york.

Il periodo ipotetico di 3° tipo

Questo tipo di periodo ipotetico esprime un’ipotesi impossibile, qualcosa nel passato che non può più cambiare, come la sua conseguenza. Si forma così:

  • congiuntivo trapassato + condizionale passato
    • esempio: se avessi avuto un aereo privato, avrei girato tutto il mondo.

Periodo ipotetico misto

Questo tipo di periodo ipotetico esprime un’ipotesi del passato che non si è realizzata; ma, se si fosse realizzata, avrebbe avuto una conseguenza nel presente. Si forma così:

  • congiuntivo trapassato + condizionale presente
    • esempio: se avessi studiato giurisprudenza, ora sarei un avvocato.

Forma attiva e passiva

  • Forma attiva: il soggetto compie l’azione.
    • Esempio: “Il gatto mangia il topo.” (il gatto fa l’azione)
  • Forma passiva: il soggetto subisce l’azione.
    • Esempio: “Il topo è mangiato dal gatto.” (il topo riceve l’azione)

Esempi semplici

  • Attiva: “La mamma cucina la cena.”
  • Passiva: “La cena è cucinata dalla mamma.”
  • Attiva: “Il cane insegue il gatto.”
  • Passiva: “Il gatto è inseguito dal cane.”

Verbi transitivi e intransitivi

  • Verbi transitivi: l’azione passa direttamente dal soggetto all’oggetto (rispondono alla domanda “chi?” o “che cosa?”).
    • Esempio: “Andrea mangia la pasta.” (mangia che cosa?)
    • Possono avere sia la forma attiva che passiva.
  • Verbi intransitivi: l’azione non passa direttamente all’oggetto (non rispondono alla domanda “chi?” o “che cosa?”).
    • Esempio: “Andrea ride.”
    • Hanno solo la forma attiva.

Come trasformare da attivo a passivo

  1. Il complemento oggetto della frase attiva diventa il soggetto della frase passiva.
  2. Il soggetto della frase attiva diventa il complemento d’agente (preceduto da “da”) nella frase passiva.
  3. Il verbo della frase attiva cambia: si usa l’ausiliare “essere” + il participio passato del verbo.

Esempi di trasformazione

  • Attiva: “Claudio ha dipinto un quadro.”
  • Passiva: “Il quadro è stato dipinto da Claudio.”

Punti chiave

  • Nella forma attiva il soggetto compie l’azione.
  • Nella forma passiva il soggetto subisce l’azione.
  • I verbi transitivi possono essere trasformati da attivi a passivi.
  • Il complemento d’agente è introdotto da “da”.

“C’è” e “ci sono”: cosa significano

  • Entrambi indicano che qualcosa o qualcuno è presente in un luogo.
  • “C’è” si usa con un soggetto singolare.
  • “Ci sono” si usa con un soggetto plurale.

Esempi

  • “C’è un libro sul tavolo.” (singolare)
  • “Ci sono molti libri sul tavolo.” (plurale)

Forma interrogativa

  • Per fare una domanda, cambia solo l’intonazione della voce.
    • “C’è un gatto in giardino?”
    • “Ci sono dei fiori nel vaso?”

Forma negativa

  • Aggiungi “non” prima di “c’è” o “ci sono”.
    • “Non c’è nessuno in casa.”
    • “Non ci sono nuvole nel cielo.”

“Ancora” e “più”

  • Quando usi “ancora” in una domanda, vuoi sapere se qualcosa è ancora nello stesso posto.
    • “Ci sono ancora i biscotti nella scatola?”
    • Risposta affermativa: “Sì, ci sono ancora.”
    • Risposta negativa: “No, non ci sono più.”

Coniugazione

  • “C’è” e “ci sono” possono essere usati in tutti i tempi verbali. Basta coniugare il verbo “essere”.
    • “C’era un problema.” (passato)
    • “Ci saranno novità.” (futuro)

I connettivi

I connettivi sono parole o espressioni che collegano frasi o parti di frasi, aiutando a creare un testo coerente e logico. Sono fondamentali per esprimere relazioni tra idee e per rendere il discorso più fluido.

  • Connettivi di aggiunta:
    • Aggiungono informazioni o idee simili.
    • Esempi: e, anche, inoltre, poi, inoltre, in aggiunta, ancora.
    • Esempio: “Mi piace il gelato e anche la torta.”
  • Connettivi di contrasto (o avversativi):
    • Indicano un’opposizione o un contrasto tra due idee.
    • Esempi: ma, però, tuttavia, invece, al contrario, nonostante, benché.
    • Esempio: “Volevo andare al mare, ma pioveva.”
  • Connettivi di causa-effetto (o consecutivi):
    • Esprimono una relazione di causa e conseguenza.
    • Esempi: perché, poiché, siccome, quindi, perciò, dunque, di conseguenza, pertanto.
    • Esempio: “Sono stanco perché ho lavorato tutto il giorno.”
  • Connettivi di tempo:
    • Indicano una sequenza temporale o una relazione di tempo.
    • Esempi: quando, mentre, prima, dopo, poi, infine, nel frattempo.
    • Esempio: “Prima di uscire, devo finire di studiare.”
  • Connettivi di scopo (o finali):
    • Esprimono l’obiettivo o lo scopo di un’azione.
    • Esempi: per, affinché, allo scopo di, al fine di.
    • Esempio: “Studio per superare l’esame.”
  • Connettivi di condizione (o condizionali):
    • Introducono una condizione necessaria per il verificarsi di un evento.
    • Esempi: se, qualora, purché, a patto che.
    • Esempio: “Se piove, rimango a casa.”
  • Connettivi di spiegazione (o dichiarativi):
    • spiegano o chiariscono quanto detto precedentemente.
    • Esempi: cioè, ossia, ovvero, infatti.
    • Esempio: “Sono stanco, cioè non ho energie.”
  • Connettivi di conclusione:
    • indicano la fine di un ragionamento o di un discorso.
    • Esempi: insomma, in conclusione, per finire, riassumendo.
    • Esempio: “insomma, è stata una bella giornata.”

Consigli per gli studenti:

  • Prestate attenzione al significato dei connettivi e al loro ruolo nel testo.
  • Esercitatevi a usare i connettivi in frasi e testi brevi.
  • Leggete testi in italiano per osservare come vengono utilizzati i connettivi in contesti reali.
  • Ascoltate conversazioni in italiano, per migliorare la comprensione del loro utilizzo nel parlato.

Esercizi:

https://wordwall.net/it-it/community/connettivi

La forma familiare e la forma di cortesia in italiano

In italiano, ci sono due modi per parlare con le persone:

  • Forma familiare (tu): usata con amici, famiglia, colleghi vicini.
  • Forma di cortesia (Lei): usata con persone che non conosciamo, persone anziane, in situazioni formali.

Differenze principali

  • In Italia, la forma di cortesia è importante, anche se i giovani usano più spesso il “tu”.
  • Per gli stranieri, è meglio iniziare con “Lei” e poi chiedere se si può usare il “tu”.
  • Per passare dal “Lei” al “tu” si può usare l’espressione “Diamoci del tu”.
  • Per passare dal “tu” al “Lei” si può usare l’espressione “Mi dia del Lei”.

Uso dei pronomi

  • Forma familiare: usi il pronome “tu” e il verbo alla seconda persona singolare.
  • Forma di cortesia: usi “Lei” (per una persona), “Loro” o “Voi” (per più persone).
    • “Lei” usa il verbo alla terza persona singolare.
    • “Loro” usa il verbo alla terza persona plurale.
    • “Voi” usa il verbo alla seconda persona plurale.

Esempi

  • Informale: “Mario, vieni a cena con noi?”
  • Formale: “Signor Rossi, viene a cena con noi?”
  • Informale: “Non venire a cena oggi!”
  • Formale: “Non venga a cena oggi!”
  • Informale: “Ti sto parlando.”
  • Formale: “Le sto parlando, signor Rossi.”
  • Informale: “Questo è il tuo libro?”
  • Formale: “Questo è il suo libro, signor Rossi?”

Imperativo e congiuntivo

  • Per dare un ordine (chiedere di fare qualcosa):
    • Informale: usi l’imperativo (“Vieni!”)
    • Formale: usi l’imperativo o il congiuntivo (“Venga!”)
  • Per il negativo:
    • Informale: usi l’infinito (“Non venire!”)
    • Formale: usi l’imperativo o il congiuntivo (“Non venga!”)

Possessivi

  • I possessivi cambiano nella forma di cortesia e vanno scritti con la lettera maiuscola:
    • Informale: tuo
    • Formale: suo/vostro/loro.

Consigli per gli studenti

  • Ascolta come parlano gli italiani per capire quando usano “tu” e “Lei”.
  • Non aver paura di chiedere se puoi usare il “tu”.
  • Ricorda che la forma di cortesia è importante in molte situazioni.

I numeri ordinali

I numeri ordinali in italiano indicano l’ordine o la posizione di qualcosa in una sequenza. Si formano principalmente aggiungendo il suffisso “-esimo” al numero cardinale corrispondente, ma ci sono alcune eccezioni

Numeri ordinali principali:

  • 1° – primo
  • 2° – secondo
  • 3° – terzo
  • 4° – quarto
  • 5° – quinto
  • 6° – sesto
  • 7° – settimo
  • 8° – ottavo
  • 9° – nono
  • 10° – decimo

Formazione con il suffisso “-esimo”:

  • A partire dall’undicesimo, si aggiunge “-esimo” al numero cardinale:
    • 11° – undicesimo
    • 12° – dodicesimo
    • 13° – tredicesimo
    • …e così via.
  • Per le decine, si cambia la “a” finale in “-esimo”:
    • 20° – ventesimo
    • 30° – trentesimo
    • 40° – quarantesimo
    • …e cosi via.
  • Per le centinaia si aggiunge il suffisso “-esimo” alla fine.
    • 100° – centesimo
    • 200° – duecentesimo
    • ecc.
  • Per le migliaia si aggiunge il suffisso “-esimo” alla fine.
    • 1000° – millesimo
    • 2000° – duemillesimo.
    • ecc.

Caratteristiche importanti:

  • Concordano in genere e numero: come gli aggettivi, i numeri ordinali si adattano al sostantivo a cui si riferiscono:
    • il primo libro, la prima casa, i primi libri, le prime case.
  • Quando un numero ordinale è composto da più parole, solo l’ultima parola prende la forma ordinale.
    • il ventunesimo piano.

Esempi di utilizzo:

  • “Oggi è il mio terzo giorno di scuola.”
  • “Vivo al quinto piano.”
  • “Questo è il primo capitolo del libro.”

“Qui” e “Qua”

  • Entrambi significano “in questo luogo vicino a me”.
  • Li usiamo quando parliamo di un posto vicino a chi sta parlando.

La piccola differenza

  • “Qua”: è più generico, indica una zona più ampia.
  • “Qui”: è più preciso, indica un punto specifico.

Esempi

  • “I turisti vengono qua per ammirare il Duomo.” (indica la città, la zona)
  • “Da qui c’è una bellissima vista del Duomo.” (indica il punto esatto da cui si vede bene)

In sintesi

  • “Qua” = zona generale
  • “Qui” = punto preciso

Consigli per gli studenti

  • Anche se c’è questa piccola differenza, spesso “qui” e “qua” si possono usare allo stesso modo.