Aggettivi e avverbi

Aggettivi

Gli aggettivi sono parole che descrivono o specificano le caratteristiche di un sostantivo (persona, animale, cosa o luogo). In italiano, l’aggettivo si “accorda” con il sostantivo a cui si riferisce, cioè cambia la sua forma in base al genere (maschile o femminile) e al numero (singolare o plurale) del sostantivo.

Esempi:

  • Il libro è interessante. (aggettivo “interessante” al maschile singolare, come il sostantivo “libro”)
  • Le case sono colorate. (aggettivo “colorate” al femminile plurale, come il sostantivo “case”)

Gli aggettivi possono essere di diversi tipi, ad esempio:

  • Qualificativi: descrivono una qualità del sostantivo (bello, alto, intelligente)
  • Possessivi: indicano a chi appartiene qualcosa (mio, tuo, suo)
  • Dimostrativi: indicano la posizione di qualcosa rispetto a chi parla (questo, quello)
  • Numerali: indicano una quantità (uno, due, tre)
  • Indefiniti: indicano una quantità non precisa (alcuni, molti, tutti)

Avverbi

Gli avverbi sono parole che modificano o specificano il significato di un verbo, di un aggettivo o di un altro avverbio. A differenza degli aggettivi, gli avverbi sono invariabili, cioè non cambiano la loro forma in base al genere e al numero.

Esempi:

  • Il gatto dorme profondamente. (l’avverbio “profondamente” modifica il verbo “dorme”)
  • La torta è molto buona. (l’avverbio “molto” modifica l’aggettivo “buona”)
  • Il treno arriva sempre tardi. (l’avverbio “sempre” modifica l’avverbio “tardi”)

Gli avverbi possono essere di diversi tipi, ad esempio:

  • Di modo: indicano come avviene un’azione (velocemente, lentamente, bene)
  • Di tempo: indicano quando avviene un’azione (ieri, oggi, domani)
  • Di luogo: indicano dove avviene un’azione (qui, lì, lontano)
  • Di quantità: indicano quanto di un’azione (molto, poco, tanto)
  • Di affermazione o negazione: affermano o negano qualcosa (sì, no, certamente)

Come distinguere aggettivi e avverbi

A volte può essere difficile distinguere tra aggettivi e avverbi, soprattutto quando hanno forme simili. Un trucco è ricordare che gli aggettivi si riferiscono sempre a un sostantivo, mentre gli avverbi si riferiscono a un verbo, un aggettivo o un altro avverbio.

Esempio:

  • Il ragazzo è veloce. (aggettivo “veloce” che si riferisce al sostantivo “ragazzo”)
  • Il ragazzo corre velocemente. (avverbio “velocemente” che si riferisce al verbo “corre”)

Avverbi di tempo

Gli avverbi di tempo sono parole che ci aiutano a capire quando e con quale frequenza avvengono le azioni. Possiamo dividere gli avverbi di tempo in due categorie:

1) Avverbi di tempo generali: rispondono alla domanda “Quando?”

2) Avverbi di frequenza: rispondono alla domanda “Quante volte?”

 1) Avverbi di tempo generali

Gli avverbi di tempo generali più comuni sono: ora, adesso, prima, dopo, poi, oggi, ieri, domani, stamani, stasera, stanotte, presto, tardi.

Ora | Adesso: significano “in questo momento”.

– Esempio: “Ora sono occupato, non posso uscire.” 

– Esempio: “Sono arrivato adesso da Venezia.

Prima | Dopo | Poi: indicano la posizione nel tempo di un evento rispetto a un altro.

– Esempio: “Marco deve entrare prima. Dopo ci sei tu.”

– Esempio: “Prima il dovere, poi il piacere.

Ieri | Oggi | Domani: indicano i giorni rispetto al momento attuale.

– Esempio: “Ieri ho lavorato, ma oggi rimango a casa.”

– Esempio: “Domani devo andare dal medico.”

Stamani | Stasera | Stanotte: si riferiscono a momenti specifici della giornata.

– Esempio: “Stamani ho un impegno urgente.”

– Esempio: “Stasera siamo invitati a cena.”

– Stanotte può riferirsi alla notte in corso, a quella passata o a quella futura, a seconda del contesto

Presto | Tardi: indicano una distanza di tempo rispetto a un momento specifico.

– Esempio: “Mi alzo sempre presto per andare al lavoro.”

– Esempio: “Ho fatto tardi all’appuntamento.”

Già | Ancora: indicano se un’azione è completata o meno.

– Esempio: “Hai già finito?” (azione completata)

– Esempio: “Non è ancora arrivata.” (azione non completata)

Ormai: indica che un periodo di tempo è finito e qualcosa non è più possibile.

– Esempio: “Ormai sono troppo stanco per uscire.”

2) Avverbi di frequenza

Gli avverbi di frequenza più comuni sono: mai, raramente, talvolta, solitamente, normalmente, spesso, sempre. Ci sono anche alcune locuzioni avverbiali come: di solito, ogni tanto, a volte.

Questi avverbi ci dicono quanto spesso avviene un’azione.

Esempi di frasi con avverbi di frequenza:

“La domenica spesso mi sveglio dopo le 10:00.”

“Di solito faccio colazione con caffè e biscotti.”- 

“Ogni tanto mi piace andare al bar a prendere un cappuccino.”

Nota: L’avverbio mai è sempre preceduto da non prima del verbo.

– Esempio: “Non vado mai a teatro.”

Le locuzioni avverbiali di tempo

Le locuzioni avverbiali di tempo sono frasi che funzionano come avverbi di tempo. Anche queste si dividono in due categorie: generiche e di frequenza.

Esempi di locuzioni avverbiali di tempo:

– Per sempre: “Vado via per sempre.”

– A quest’ora: “A quest’ora sarà arrivato.”

– Alla fine: “Alla fine del mese dovremo sistemare l’inventario.”

– D’ora in avanti: “D’ora in avanti dovremo impegnarci di più.”

Queste locuzioni ci aiutano a esprimere idee di tempo in modo più dettagliato.

Che cosa sono i nomi collettivi?

I nomi collettivi sono parole che, anche se sono al singolare, si riferiscono a un gruppo di persone, animali o cose considerate come un insieme. 

Ecco alcuni esempi di nomi collettivi:

Nomi collettivi di persone:

– Gente: insieme di persone non specificate.

– Popolo: gruppo di persone con caratteristiche etniche comuni o la classe sociale più numerosa.

– Pubblico: persone che frequentano un luogo aperto.

– Equipaggio: personale di una nave o di un aereo.

– Famiglia: insieme di persone legate da rapporti di parentela.

– Scolaresca: gli studenti di una classe o di una scuola.

– Classe: gruppo di studenti che seguono lo stesso corso.

– Crocchio: piccolo gruppo di persone che discutono.

– Combriccola: gruppo di amici o persone poco raccomandabili.

– Comitiva: gruppo di persone che viaggiano insieme.

– Giuria: insieme di persone che giudicano in un concorso o in tribunale.

– Accozzaglia: raggruppamento indiscriminato di persone o cose.

– Masnada: gruppo di persone che compiono atti illeciti o violenti.

– Cricca: gruppo di persone che si favoriscono in modo illecito.

– Esercito: forze armate di una nazione.

– Ciurma: gruppo di persone, spesso usato in modo spregiativo.

– Schiera: gruppo di persone ordinato.

Nomi collettivi di animali:

– Fauna: insieme di tutte le specie animali.

– Stormo: gruppo di uccelli in volo.

– Colonia: gruppo di animali che vivono insieme, come pinguini o gabbiani.

– Sciame: gruppo di insetti come api o zanzare.

– Banco: gruppo di pesci che nuotano insieme.

– Branco: gruppo di animali come lupi o leoni.

– Gregge: gruppo di pecore o capre.

– Armento: gruppo di animali come buoi o mucche.

– Formicaio: nido di formiche.

– Nidiata: insieme di uccelli della stessa covata.

– Mandria: gruppo di animali a zoccoli.

– Vespaio: nido di vespe.

Nomi collettivi di vegetali:

– Flora: insieme di tutte le specie vegetali.

– Faggeto: insieme di faggi.

– Frutta: insieme di frutti.

– Frutteto: gruppo di alberi da frutta.

– Vigneto: insieme di viti.

– Uliveto: insieme di ulivi.

– Aranceto: insieme di aranci.

– Castagneto: insieme di castagni.

– Verdura: insieme di ortaggi.

– Bosco: insieme di alberi.

– Pineta: insieme di pini.

Nomi collettivi di cose:

– Arcipelago: gruppo di isole.

– Costellazione: insieme di stelle.

– Flotta: insieme di navi o aerei.

– Mobilia: insieme di mobili.

– Vasellame: assortimento di vasi e recipienti.

– Pentolame: insieme di pentole.

– Enoteca: collezione di vini.

– Cristalleria: oggetti di cristallo di un servizio da tavolo.

– Biblioteca: raccolta di libri.

– Corredo: insieme di oggetti personali.

– Emeroteca: collezione di giornali.

– Pinacoteca: collezione di quadri.

Attenzione all’utilizzo di questi nomi.

Si dice: “la gente è” e non “la gente sono”

La formazione del plurale dei nomi

In italiano, per formare il plurale dei nomi, ci sono alcune regole semplici da seguire.

1. Nomi che terminano in “-o” e “-a”

– I nomi maschili che terminano in “-o” formano il plurale sostituendo “-o” con “-i”.

  – Esempio: libro (singolare) → libri (plurale)

– I nomi femminili che terminano in “-a” formano il plurale sostituendo “-a” con “-e”.

  – Esempio: ragazza (singolare) → ragazze (plurale)

2. Nomi che terminano in “-e”

I nomi che terminano in “-e” (sia maschili che femminili) formano il plurale sostituendo “-e” con “-i”.

– Esempio: “chiave” (singolare) → “chiavi” (plurale) (femminile)

                  “stivale” (singolare) → “stivali” (plurale) (maschile)

3. I nomi che terminano in -co e –go hanno il plurale che può terminare in  –chi e –ghi oppure in –ci e –gi. Non esistono delle regole rigide nella formazione di questi plurali, ma solo delle tendenze con maggiore frequenza.

– quando l’accento cade sulla penultima sillaba i nomi al plurale finiscono prevalentemente con –chi o –ghi.

fungo => funghi

gioco => giochi

buco => buchi

arco => archi

lago => laghi

cuoco => cuochi

– quando l’accento cade sulla terzultima sillaba i nomi al plurale finiscono prevalentemente con –ci o –gi.

medico => medici

monaco => monaci

equivoco => equivoci

clinico => clinici

cantico => cantici

Un caso particolare è rappresentati dai nomi che finiscono con –logo. Per questi valgono la seguenti regole.

– se il nome riguarda una professione il plurale finisce con –logi

psicologo => psicologi

neurologo => neurologi

biologo => biologi

astrologo => astrologi

cardiologo => cardiologi

– se il nome riguarda una cosa o un concetto astratto il plurale finisce con –loghi

decalogo => decaloghi

analogo => analoghi

prologo => prologhi

dialogo => dialoghi

monologo => monologhi

Vi sono alcune eccezioni alla regole generali. Fra le più comuni troviamo le seguenti:

amico => amici

nemico => nemici

greco => greci

porco => porci

4. parole che finiscono con -cia e -gia

Le parole che finiscono in -cia/-gia al plurale possono terminare in -cie/-gie oppure in -ce/-ge. Per sapere se il plurale richieda o meno la i bisogna guardare la lettera che precede la c o la g. Se questa è una vocale, allora è richiesta la i. Se invece è una consonante la i viene omessa.

Esempi:

camicia (vocale prima della c) => camicie

arancia (consonante prima della c) => arance

Esercizi:

https://wordwall.net/it-it/community/nomi/singolari-e-plurale

Quali sono gli articoli partitivi in italiano?

Gli articoli partitivi sono un tipo di articolo che viene utilizzato per indicare una parte di un insieme o una certa quantità. Possono sostituire gli articoli determinativi e indeterminativi. Nella forma singolare, si utilizza per riferirsi a una parte, mentre nella forma plurale assume il significato di “alcuni” o “alcune”.

L’articolo partitivo si forma combinando la preposizione “di” con le forme dell’articolo determinativo (il, lo, la, i, gli, le). Ecco le differenti forme:

Singolare:

  • Maschile:
  • del (di + il)
  • dello (di + lo)
  • dell’ (di + l’)
  • Femminile:
  • della (di + la)
  • dell’ (di + l’)

Plurale:

  • Maschile:
  • dei (di + i)
  • degli (di + gli)
  • Femminile:
  • delle (di + le)

Esempi:

  • Singolare:
  • Maschile: del pane, dell’olio
  • Femminile: dell’acqua
  • Plurale:
  • Maschile: dei disegni, degli fiori
  • Femminile: delle donne

Gli articoli partitivi maschili “del”, “dello”, “dei” e “degli” si usano davanti a sostantivi che iniziano con consonante, tranne quelli che iniziano con “s” seguita da consonante, “x”, “y”, “z”, “ps”, “pn” e “gn”.

Gli articoli “dell’” e “degli” si usano invece davanti a sostantivi che iniziano con vocale.

Per quanto riguarda gli articoli partitivi femminili, “della” e “delle” si utilizzano davanti a nomi che iniziano con consonante, mentre “dell’” si usa davanti a sostantivi che iniziano per vocale.

È importante non confondere gli articoli partitivi con le preposizioni articolate, che hanno una forma simile ma una funzione diversa.

Accento tonico e accento grafico

Quando si studia l’italiano, è importante comprendere la differenza tra accenti tonici e accenti grafici.

Accento tonico: Si riferisce all’elevazione della voce su una sillaba, che risulta più prominente rispetto alle altre sillabe della parola. In italiano, ogni parola ha un accento tonico, che può variare in base alla sua struttura.

Accento grafico: È il segno che si pone sopra una lettera. In italiano si utilizzano solo l’accento grave (`) e l’accento acuto (′), sempre sulle vocali.

– L’accento grave indica una pronuncia aperta della vocale, mentre l’accento acuto indica una pronuncia chiusa. Le vocali che possono avere suono aperto o chiuso sono “o” e “e”. Ad esempio, la “o” finale è sempre aperta e richiede l’accento grave, mentre la “e” può essere aperta (accento grave) o chiusa (accento acuto).

Esempi:

– Parole con “é” chiusa: perché, poiché, giacché.

– Parole con “è” aperta: caffè, tè.

– Parole con accento grave: città, papà, lunedì.

– L’accento grafico è obbligatorio solo su parole tronche (quando l’accento tonico cade sull’ultima sillaba). Di solito, le parole monosillabe non richiedono accento, ma ci sono eccezioni come “può” e “già”.

Alcuni monosillabi cambiano significato con l’accento:

– Se e sé:

  – “Se piove, non esco” (congiunzione).

  – “Pensava fra sé e sé” (pronome riflessivo).

– Si e sì:

  – “Si lava la faccia” (pronome riflessivo).

  – “Dico di sì” (affermazione).

– E ed è:

  – “Tiziana e suo marito” (congiunzione).

  – “Tiziana è bella” (verbo essere).

– Ne e né:

  – “Ne prendo due” (particella pronominale).

  – “Non vanno bene né l’uno né l’altro” (congiunzione negativa).

– Da e dà:

  – “Lui viene da Firenze” (preposizione).

  – “Mario ti dà la penna” (verbo dare).

– Li e lì:

  – “Giorgio va a trovare i genitori. Li va a trovare” (pronome diretto).

  – “Eccolo lì” (avverbio di luogo).

– La e là:

  – “La mela è rossa” (articolo).

  – “Il quaderno è là” (avverbio di luogo).

A volte, l’accento grafico è usato per distinguere parole omografe di significato diverso, anche se è raro. Ad esempio, “adùlteri” e “adultèri”.

Le preposizioni semplici e articolate

Le preposizioni sono parole che collegano altri elementi della frase. In italiano, ci sono due tipi di preposizioni: semplici e articolate.

Preposizioni semplici 

Si usano quando dopo di loro non è necessario l’articolo sono: di, a, da, in, con, su, per, tra/fra

Esempi:

– Vado a scuola.

– Il libro è di Maria.

– Vengo da Roma.

– Sono in casa.

– Mangio con gli amici.

– Vorrei un vestito su misura

– Lavoro per te.

– Il negozio è tra il bar e la banca.

Preposizioni Articolate

Le preposizioni articolate si formano unendo una preposizione semplice con un articolo determinativo (il, lo,  la, l’, i, gli, le). 

illolal’iglile
dideldellodelladell’deideglidelle
aalalloallaall’aiaglialle
dadaldallodalladall’daidaglidalle
innelnellonellanell’neineglinelle
concolcollocollacon l’coicoglicolle
susulsullosullasull’suisuglisulle

Esempi:

– Vado al cinema.

– Parlo dello sport.

– Vado all’aeroporto.

– Mangio alle sette di sera

– Vivo nella casa dei miei genitori

– Sono uscito dalla discoteca troppo tardi ieri sera.

Quando usare le varie preposizioni

DI: specificazione, privazione, paragone, età, provenienza, qualità  o quantità

Questo libro è di Paolo. Un alimento privo di grassi. Mario è più magro di Luigi. Maria è una donna di 45 anni. Io sono di Torino. Francesco ha due cani di 4 chili.

DA: moto da luogo, lo stato in luogo, il moto a luogo, il moto per luogo.

Vengo da Torino. Vado a cena da Carlo. Vado da Silvio. Sono passato da Via Roma

CON: compagnia, mezzo, modo.

Ieri ho cenato con Sara e Lisa. Fai le cose con attenzione per favore.

IN: stato in luogo, mezzo, quantità.

Sono andato in vacanza in Giappone a luglio. Siamo andati al mare in treno. Abbiamo mangiato tutta la sera ma poi abbiamo mangiato il dolce in due.

A: termine, modo

Ho telefonato a Sara. Decido sempre a modo mio.

TRA/FRA; stato in luogo, moto per luogo, moto a luogo, distanza, tempo, causa, ecc

Ho visto un nido tra gli alberi. Abbiamo camminato tra gli alberi. Ci vediamo tra due mesi per valutare i risultati. Tra il 2020 e il 2022 il mondo si è fermato.

SU: stato in luogo, argomento

Ho  lasciato la borsa su un tavolo al ristorante. Ho letto un libro su Mozart.

PER: vantaggio, colpa, moto per luogo, durata, scopo

Mi sento in colpa per quello che ho fatto. Non puoi dormire per sempre. Per imparare bisogna studiare.

Esercizi

https://wordwall.net/it-it/community/preposizioni/le-semplici-e-articolate

Il Congiuntivo

Il congiuntivo è uno dei modi verbali più affascinanti e, al contempo, complessi della lingua italiana; modo verbale che esprime situazioni non certe o non reali (incertezze, desideri, dubbi).

È comunemente utilizzato in frasi subordinate, spesso introdotte da congiunzioni come “che”. Ad esempio:

  • Desiderio: “Spero che tu venga alla festa.”
  • Dubbio: “Non credo che lui sappia la verità.”

2. I Tempi del Congiuntivo

Il congiuntivo si suddivide in diversi tempi: presente, passato, imperfetto e trapassato.

Congiuntivo Presente

Il congiuntivo presente è usato per esprimere desideri, dubbi o situazioni attuali.

  • Verbi regolari:
  • -are: che io parli, che tu parli, che lui/lei parli, ecc.
  • -ere: che io creda, che tu creda, che lui/lei creda, ecc.
  • -ire: che io senta, che tu senta, che lui/lei senta, ecc.

Esempio: “È importante che tu parli chiaramente.”

Congiuntivo Passato

Il congiuntivo passato si usa per esprimere un’azione che è avvenuta prima di un’altra azione al congiuntivo. Si forma con il congiuntivo presente dell’ausiliare (essere o avere) e il participio passato del verbo principale.

  • Esempio: “Spero che tu sia arrivato in tempo.”
Congiuntivo Imperfetto

Il congiuntivo imperfetto si usa per esprimere situazioni ipotetiche o desideri passati. È spesso usato in frasi che contengono un condizionale.

  • Esempio: “Se avessi soldi, comprerei una casa.”
Congiuntivo Trapassato

Il congiuntivo trapassato esprime un’azione che si sarebbe verificata prima di un’altra azione, ed è formato con l’imperfetto del congiuntivo dell’ausiliare e il participio passato del verbo principale.

  • Esempio: “Se avessi saputo, ti avrei chiamato.”

3. Quando Usare il Congiuntivo?

Il congiuntivo è spesso usato in contesti formali o letterari, ma è comunque presente nella lingua parlata quotidiana. Ecco alcune situazioni comuni in cui si utilizza:

  • Desideri: “Vorrei che tu venissi.”
  • Dubbi e incertezze: “Non sono sicuro che lui capisca.”
  • Condizionali: “Se solo avessi tempo, viaggerei di più.”

4. Esercizi

https://www.impariamoitaliano.com/uso_del_congiuntivo.htm

https://wordwall.net/it-it/community/verbi/esercizi-sui-modo-congiuntivo

Il Futuro Semplice

Il futuro semplice è un tempo verbale che usiamo per parlare di azioni che avverranno in un momento successivo rispetto al presente. È molto utile per fare previsioni, esprimere intenzioni o descrivere eventi futuri.

Come si forma il futuro semplice

Per formare il futuro semplice in italiano, bisogna seguire alcune regole a seconda della coniugazione del verbo:

  1. Verbi regolari della prima coniugazione (-are):
  • Esempio: parlare
  • Radice: parler-
  • Desinenze: –ò, -ai, -à, -emo, -ete, -anno
  • Coniugazione:
    • Io parlerò
    • Tu parlerai
    • Lui/Lei parlerà
    • Noi parleremo
    • Voi parlerete
    • Loro parleranno
  1. Verbi regolari della seconda coniugazione (-ere):
  • Esempio: prendere
  • Radice: prender-
  • Coniugazione:
    • Io prenderò
    • Tu prenderai
    • Lui/Lei prenderà
    • Noi prenderemo
    • Voi prenderete
    • Loro prenderanno
  1. Verbi regolari della terza coniugazione (-ire):
  • Esempio: dormire
  • Radice: dormir-
  • Coniugazione:
    • Io dormirò
    • Tu dormirai
    • Lui/Lei dormirà
    • Noi dormiremo
    • Voi dormirete
    • Loro dormiranno

Verbi irregolari

Alcuni verbi sono irregolari e non seguono le regole sopra. Ecco alcuni esempi:

  • Essere: sarò, sarai, sarà, saremo, sarete, saranno
  • Avere: avrò, avrai, avrà, avremo, avrete, avranno
  • Andare: andrò, andrai, andrà, andremo, andrete, andranno
  • Fare: farò, farai, farà, faremo, farete, faranno

Utilizzi del futuro semplice

  1. Previsioni: “Domani pioverà.”
  2. Intenzioni: “Sabato andrò al cinema.”
  3. Promesse: “Ti aiuterò con i compiti.”

Esercizi

https://wordwall.net/it-it/community/futuro-semplice

Il trapassato prossimo

Il trapassato prossimo si forma con il participio passato di un verbo e l’imperfetto del verbo “essere” o “avere”.

Imperfetto del verbo ausiliare + Participio passato del verbo scelto

Uso del trapassato prossimo

Vediamo un esempio:

Quel giorno Giulia ha ricevuto il pacco che sua zia le aveva spedito qualche giorno prima.

In questa frase, “ha ricevuto” è al passato prossimo. Significa che Giulia ha ricevuto il pacco nel passato. “Aveva spedito” è al trapassato prossimo. Questo verbo indica che l’azione di spedire è successa prima che Giulia ricevesse il pacco. Il trapassato prossimo mostra un evento che accade prima di un altro evento nel passato.

L’azione al trapassato prossimo può venire prima di eventi descritti con il passato prossimo, il passato remoto o l’imperfetto. Ecco alcuni esempi:

–  Passato prossimo: ho rotto il vaso che avevo comprato in Grecia.

–  Imperfetto: avevano la pelle rossa perché erano stati tutto il giorno al sole.

– Passato remoto: quando entrò nella stanza, vide che la moglie aveva preparato le valigie.

Trapassato prossimo di cortesia

Il trapassato prossimo può anche rendere le frasi più gentili. 

Esempio:

– “Sono venuto per parlare con te.” (diretto)

– “Ero venuto per parlare con te.” (più cortese)

Usiamo il trapassato prossimo per dare un tono più gentile, soprattutto con il verbo “venire”.

Esercizi

https://wordwall.net/it-it/community/il-trapassato-prossimo

https://www.impariamoitaliano.com/trapassato_prossimo.htm